Che cosa si può nascondere dietro la rabbia?
«Chiunque può arrabbiarsi, è facile. Ma arrabbiarsi con la persona giusta, nella misura giusta, al momento giusto, per il motivo giusto e nel modo giusto, non è facile». Aristotele
Quando ci troviamo di fronte a una persona travolta dalla rabbia, è importante ricordare che dietro quell’esplosione di emozioni si nasconde spesso un bambino interiore spaventato. Questo bambino sta semplicemente reagendo in difesa, sentendosi minacciato e vulnerabile. Invece di vedere l’attacco come personale, possiamo imparare a riconoscere che quella persona, in realtà, sta solo cercando di proteggersi. Ma come possiamo rispondere in questi momenti, quando istintivamente ci sentiamo attaccati e inclini a reagire con aggressività o a chiuderci nel silenzio, accumulando ulteriore rabbia?
È difficile, nel bel mezzo della tensione, vedere oltre la maschera di forza e sicurezza che la persona arrabbiata indossa. Tuttavia, dietro questa facciata si cela una realtà molto diversa: un bambino convinto che, se dovesse mostrare la sua insicurezza o inadeguatezza, sarebbe abbandonato. Questo bambino è profondamente solo, convinto che nessuno possa aiutarlo o comprenderlo. Di conseguenza, sente la necessità di dimostrare continuamente la propria autosufficienza, perché teme che altrimenti sarebbe la sua fine.
In quei momenti di rabbia intensa, ciò di cui questa persona ha veramente bisogno non è uno scontro, ma un intervento rassicurante. Ha bisogno di sentirsi tranquillizzata, di sapere che non è sola nella sua paura. Ma come possiamo gestire la rabbia che emerge in queste situazioni?
«Tenere dentro la rabbia è come afferrare un carbone ardente con l’intento di lanciarlo a qualcun altro; sei tu quello che si brucia», Buddha.
La rabbia è un’emozione potente, con un alto livello di attivazione, o arousal. Quando qualcuno è in preda alla rabbia, il suo corpo e la sua mente sono carichi di energia. Per riportare equilibrio, possiamo cercare di assorbire e trasformare questa energia, aiutando l’altra persona a farla defluire in modo sicuro. Questo processo si chiama tranquillizzazione, e può essere attuato sia verbalmente che non verbalmente. Possiamo tentare di spegnere o almeno di ridurre la carica emotiva che la rabbia porta con sé.
Tuttavia, spesso ci troviamo intrappolati in un ciclo di escalation. Invece di calmare la situazione, tendiamo a personalizzare la rabbia dell’altro, vedendola come un attacco diretto contro di noi. Questo ci spinge a voler avere ragione, a difendere il nostro orgoglio, e così facendo alimentiamo ulteriormente il fuoco della rabbia.
Per uscire da questo circolo vizioso, dobbiamo riconoscere che la rabbia è solo una superficie, un sintomo di qualcosa di più profondo. Dietro la rabbia si nasconde un’emozione ancora più fondamentale: la paura. La paura è il vero motore che alimenta la rabbia, il cuore pulsante di quel tumulto emotivo. Quando riusciamo a vedere e comprendere questa paura, possiamo finalmente iniziare a rispondere non con aggressività, ma con empatia e comprensione.
Perché, alla fine, tutti noi, in un modo o nell’altro, ci portiamo dietro delle paure. E spesso, chi sembra più sicuro di sé, chi mostra meno paura, è proprio chi ne ha di più. E se riusciamo a vedere questa paura in noi stessi e negli altri, possiamo iniziare a liberarcene, un passo alla volta.
La vera trasformazione avviene quando riusciamo a guardare dentro di noi, a riconoscere le nostre paure e a non farci dominare da esse. Quando smettiamo di vedere l’altro come un nemico, ma piuttosto come una persona che, proprio come noi, ha paura di essere vulnerabile. Solo allora possiamo iniziare a vivere con maggiore serenità, accettando sia la nostra ombra che la nostra luce. E il viaggio continua…
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