La fatica di crescere!
Gli adolescenti sono in una terra di mezzo, sospesi tra ciò che più non sono (bambini) e ciò che devono diventare (persone adulte).
Si stanno moltiplicando le forme di autolesionismo nel mondo adolescenziale. Vi sono ragazze e ragazzi che iniziano, a volte per curiosità, altre per gioco o per catturare l’attenzione altrui, a tagliarsi la pelle o a compiere gesti pericolosi per la propria incolumità. Da dove nasce questo comportamento autodistruttivo? Come accade per ogni fenomeno sociale non vi è mai una causa specifica, ma una serie di concause che vanno analizzate e, soprattutto, comprese. Essere adolescenti è come avere un corpo e una mente che non sono ancora ben definiti. Questa è una situazione fisiologicamente a rischio, perché genera un forte disorientamento e una perdita di punti di riferimento. L’adolescente si trova improvvisamente un mezzo ad una tempesta senza bussola e una mappa da seguire per uscire dalla sua “selva oscura”. Il primo elemento che vorrei mettere in evidenza è l’assenza di figure adulte che, come Virgilio per Dante, accompagnino questi inquieti viaggiatori verso una terra promessa dove brillano le stelle dei valori. Un adolescente da solo è facile preda delle sue suggestioni emotive e dei condizionamenti che provengono da internet o dal gruppo di coetanei altrettanto smarriti e confusi. Come può un cieco guidare un altro cieco?
Difficilmente chi si procura atti d’autolesionismo è felicemente impegnato in progetti d’autorealizzazione e condivisione affettiva.
In secondo luogo, vi è il problema dell’autostima legato a quello di un’identità fragile e fluttuante. Gli adolescenti approvano se stessi tramite lo sguardo e il consenso altrui. Accettarsi nella propria individualità non è cosa facile nemmeno per una persona adulta. Questa mancanza d’autostima e di autoriconoscimento spesso si trasforma in disprezzo per se stessi ed è in questo contesto che l’autolesionismo trova un terreno fertile. Se un adolescente impara a dare valore alla propria vita, incomincerà a sviluppare i suoi talenti e le sue aspirazioni in ambito scolastico, sociale, sportivo o artistico. Chi dà spazio alla propria unicità troverà gioia e un senso d’appagamento che lo renderà sempre più sereno e orientato all’amore per la vita. Difficilmente chi si procura atti d’autolesionismo è felicemente impegnato in progetti d’autorealizzazione e condivisione affettiva. In terzo luogo, tagliarsi o sfidare la morte è un modo per sentirsi vivi, per provare forti emozioni, per avvertire la scossa della vita in maniera intensa. Il gusto di farsi del male è collegato all’uscire dal torpore esistenziale, perché il dolore ci ricorda che siamo vivi. Il dolore pulsa, batte il suo martello dentro di noi e ci sveglia dal sonno di una vita amorfa. Infine, c’è da chiedersi se questi adolescenti hanno uno spazio di visibilità sociale in cui possono sentirsi amati, ascoltati, valorizzati e sostenuti nello sforzo di divenire delle farfalle con dei sogni da realizzare.
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