Come rispondere al male?
Ci sono dolori indicibili che suscitano il desiderio di vendetta o un istinto di autolesionismo. Come porsi davanti al male? In che modo possiamo rispondere alla presenza del male?
Come porsi davanti al male subìto? L’umanità include dei mostri, persone capaci di crudeltà o perversioni inimmaginabili. Il male esiste e vive in mezzo a noi, a volte è dentro di noi. Il male è come un virus che quando contamina l’esistenza altrui tende a replicarsi nel desiderio di vendetta, nell’odio, nella ferita sempre aperta. L’odio ha in sé la forza di un vulcano che quando erutta distrugge tutto ciò che incontra, anche la propria esistenza. Per vendicarsi del male si può uccidere o arrivare al suicidio come esasperata forma di vendetta nei confronti di chi ci ha fatto soffrire: “Con la mia morte soffrirai per tutta l’esistenza, perchè sei tu che mi hai portato a questo gesto”. Ma basterebbe porsi alcune domande per riflettere sul senso di certe azioni: “Questo atto dove mi porterà”, “Quando mi sarò ucciso, l’altro soffrirà per davvero? E come si sentiranno le persone che ancora mi amano?”. “La vendetta mi darà la pace, mi restituirà ciò che mi è stato ingiustamente tolto?”. Di fatto, occorre andare oltre. Il male non si sconfigge con il male. Certo, è più istintivo rispondere al male con il male, ma è in questo modo che siamo infettati e resteremo per sempre schiavi di un’angoscia senza fine. Scegliere il bene non significa giustificare o dimenticare il male. Chi ha commesso certi atti ne sarà responsabile sino alla fine dei suoi giorni. Un uomo che violenta un bambino o una donna non ha una giustificazione: si tratta di un atto ingiustificabile. Tuttavia, resta il fatto che una persona ferita da tale indicibile e vergognoso atto possa andare oltre la violenza subita dando a se stessa la possibilità di guarire e di ritornare ad amare se stessa e la vita, onde evitare che tale evento possa irrimediabilmente segnarla per tutta l’esistenza.
Il bene è come una carezza che cura e guarisce, che lenisce il senso del dolore, che dà sollievo e infonde pace.
Come porsi davanti al male subìto? Andare oltre il male non è cancellare l’evento doloroso, non è far cadere nell’oblio quanto si è ingiustamente subito. Non sarebbe possibile e nemmeno corretto dimenticare le spine dell’umiliazione o delle ferite incise nella propria pelle corporea e psichica. Sarebbe come mancare di rispetto a se stessi e non dare il giusto nome alla verità degli eventi. Andare oltre il male è porre fine al ciclo dell’odio che replica l’odio, è mettere il balsamo della pace dove l’irrequietezza del cuore soffre di una tachicardia dell’anima inquieta. Andare oltre il male è ritornare a vivere nella pienezza delle proprie potenzialità creative, riscoprendo il dono della vita e di come accanto ai mostri vi sono gli amici sinceri, i sorrisi innocenti dei bambini, le persone di buona volontà e gli operatori di giustizia. Il male distruggerà coloro che lo fanno e non si pentono, perchè l’inferno esiste e non è solo una metafora ma la realtà di coloro che scelgono la distruzione, la cattiveria e il disseminare morte e disperazione. Bisogna scegliere da che parte stare nel corso dell’esistenza. Chi sceglie il male, da esso sarà divorato. Ma chi dal male subìto ha la forza di scegliere il bene, in esso sarà guarito, trasformato e purificato. Il bene è come una carezza che cura e guarisce, che lenisce il senso del dolore, che dà sollievo e infonde pace. La carezza è rivelatrice di amore e tenerezza, è dare scacco matto agli annunciatori del male. La carezza è, nella sua semplicità, un gesto potente che fa rifiorire il desiderio di vivere, di amare e di riconciliarsi con l’arcobaleno della pace.
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